sexta-feira, setembro 24, 2010

SOMMA. I NOSTRI SPORTIVI INCONTRANO ATLETI DI ALTRE NAZIONALITÀ

Ecco il resoconto dell’esperienza che alcuni ragazzi impegnati nel judo hanno avuto a Madeira: un arricchimento professionale e personale grazie al contatto con cultura e mentalità sportiva diverse.

Praticare uno sport non vuol dire solo tenersi in forma, competere con l’altro o migliorare le proprie prestazioni psico-fisiche. Per molte persone questo può diventare anche un modo per viaggiare, conoscere persone con lingue, usi e costumi differenti, scoprire nuove mentalità e nuove maniere di approcciarsi all’attività fisica e, in generale, alla vita. È questa l’esperienza che hanno avuto sette ragazzi del Centro Sportivo Busen Marino, grazie al gemellaggio con Madeira, un’isola del Portogallo, dove si sono recati nei giorni scorsi e proprio in questa terra hanno potuto confrontarsi e gareggiare sia con atleti del posto che provenienti dalle Canarie. Da qualche anno, infatti, il Presidente del Centro, Salvatore Iovine, ha allacciato rapporti con la Federazione Sportiva del luogo e già c’erano stati stage di questo tipo.


«È stata una esperienza unica – ha commentato Massimo Panico, il maestro di Judo che ha accompagnato i ragazzi sull’isola – Qualcosa che è andato ben oltre lo sport. C’è stato un arricchimento reciproco sia culturale che personale. Sul versante sportivo, ad esempio, abbiamo potuto costatare che mentre il modo in cui noi facciamo judo si basa soprattutto sulla qualità tecnica e la tattica, loro puntano invece sulla preparazione fisica. E così abbiamo carpito molti loro segreti».


Raffaele D’Agostino, Giovanni Di Maio, Marco Morisco, Amalia Palma, Dario Pentella e Valerio Pignatiello, guidati dal maestro Panico, hanno trascorso in questo luogo una settimana, e questi giorni sono stati impegnati in duri allenamenti, ma anche in piacevoli visite dell’isola e in momenti di spensieratezza e puro relax. L’ultima giornata è stata dedicata alla gara finale.

«Tutte le mattine ci svegliavamo prestissimo e già dalle 8,00 uscivamo per la corsa – ha raccontato uno dei ragazzi, Valerio Pignatiello – Poi tornavamo per la colazione; successivamente un nuovo allenamento e più tardi un terzo. Arrivavamo a sera davvero stanchi, ma nonostante ciò trovavamo le forze per divertirci ancora».


Non ci sono stati dunque, solo incontri sportivi. «Molte sere siamo usciti assieme ai ragazzi degli altri club per fare un giro in paese, eludendo anche il "coprifuoco". Una volta siamo stati anche tutti puniti per questo e così ci è toccato fare le pulizie. Al di là di ciò è stato davvero bellissimo. Abbiamo dormito insieme, abbiamo visitato l’intera isola, anche i posti meno conosciuti, ci siamo divertiti tantissimo e, nonostante le lingue diverse, ci siamo sempre capiti perfettamente. Abbiamo instaurato una profonda amicizia con quei giovani e la gara finale l’abbiamo vissuta non con competitività, ma con grande spensieratezza, come se fosse stato un incontro qualsiasi».


«Sembrava di conoscere queste persone da sempre – ha aggiunto Amalia Palma, anche lei nel gruppo – come se fossimo a Napoli e non in un paese straniero. Spero di avere al più presto la possibilità di rifare incontri di questo tipo».

Massimo Panico ha inoltre commentato la grande apertura mentale e il profondo senso di ospitalità di queste persone: «Ciò che mi ha maggiormente colpito e che non potrò mi dimenticare è stato il momento in cui siamo arrivati in aeroporto. Ad accoglierci, infatti, è stato il Presidente stesso della Federazione Sportiva di Madeira, Alvaro Castilho. Di solito da noi chi sta in alto demanda ad altri compiti del genere, mentre lui ci ha aspettato e ricevuto in maniera splendida, si è adoperato in prima persona per noi e questo mi ha davvero emozionato. Insomma, abbiamo ricevuto dei veri insegnamenti di vita».


«Lo scopo di stage di questo tipo – ha spiegato Salvatore Iovine – è di socializzare, imparare a conoscere l’altro che non è un avversario ma una persona da cui puoi assimilare tanto. Il judo è uno sport forte, ma dopo questi incontri, di solito, nasce una grande amicizia. Entro il 2011 vorremmo ospitare noi la società di Madeira ma sarebbe auspicabile, però, che anche gli enti locali si interessassero a ciò».


Panico ha concluso: «Negli anni vorremmo coinvolgere anche i più piccoli poiché spesso, quando si affrontano incontri con persone straniere, si vive questo rapporto con timore, mentre invece è importante che si impari da subito a pensare che l’altro è uguale a te, non diverso né un avversario».


Autore: Maria Maione

FONTE: ilmediano.it

http://www.ilmediano.it/

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