terça-feira, maio 12, 2009

Pin-up e plastica


SEGNALAZIONI
11/5/2009
Pin-up e plastica la poesia di Marotta
Alla galleria Visconti le ricerche pop dell'artista molisano
MANUELA GANDINI
MILANO

Non c’è niente di naturale, di carnale, di organico, nel Giardino dell'Eden e nei corpi delle veneri e delle pin-up di Gino Marotta (Campobasso 1935) esposte allo Studio Gingaleazzo Visconti. È il mondo plastificato, smaltato e leccato che avanzava impudico negli anni Sessanta Settanta, così eloquente e diretto nelle opere dell’artista molisano. Parallelamente alle rivisitazioni di Warhol, Marotta rifaceva le Bagnanti di Ingres, ritraeva la Carlotta Chaber ritratta da Hayez e le Veneri di Lucas Cranach.

Le singole donne venivano ripetute con colori vivaci e netti, fatte di materiali industriali, smalti su metacrilato, plastiche, fiori finti, allumini, lastre ossidate di ferro. E nella mostra, intitolata «Amore Amore», le ritroviamo tutte, insieme alle pin-up tipiche degli Anni Sessanta in reggiseno e guepiere. Qui avviene l’incontro magico tra storia dell’arte e pubblicità. Nel giardino della galleria invece un rinoceronte, un dromedario, serpenti e giraffe in plastica trasparente convivono sullo sfondo di un lussurioso verde.

La presenza di Marotta sulla scena dell’arte non è mai stata invasiva ma discreta e tenace, è stato spesso sul palcoscenico di Carmelo Bene e sui set cinematografici e nel 1969 ha esposto al Louvre. Dopo aver frequentato i mondi paralleli a quello dell’arte, ha ripreso, negli ultimi tempi, a partecipare a mostre di prestigio internazionale.

In una fotografia in bianco e nero scattata nel 1960 dalla moglie di Dorazio, Virginia Dortch, l’artista è ritratto al bar Rosati in piazza del Popolo con Rotella, Perilli, Mauri, Turcato, Novelli, Dorazio. Da quell’immagine, Ada Masoero, in catalogo (Silvana ed.), racconta la storia di Marotta, i suoi legami con il futurismo e il suo percorso eclettico. Dall’informale e dall'uso della cultura materiale molisana, l'artista, nella sua vita romana, si butta con anticipo verso un pop italiano, classico ma estremo.

«Messi da parte i colori agri e gessosi, nel nuovo decennio Marotta - scrive Masoero - sceglie di cimentarsi con materiali artificiali, industriali che con la loro asettica freddezza contraddicono il carico di “vissuto” portato da tutte le sue materie sino ad allora utilizzate». Con una presenza appartata, lontano dalla mondanità e dal cicaleccio mediatico, l’artista ha descritto l’invasione della plastica nel mondo organico e nelle relazioni interpersonali.

GINO MAROTTA
MILANO, STUDIO GIANGALEAZZO VISCONTI
FINO AL 24 LUGLIO

FONTE (imagem incluída): La Stampa - Torino,Piemonte,Italy
http://www.lastampa.it/
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