sexta-feira, abril 18, 2008

Scapin: "Io maschiaccio? Sul tatami c'è femminilità"


Scapin: "Io maschiaccio?
Sul tatami c'è femminilità"

La bolzanina, oro all'ultimo Europeo, ride di fronte ai luoghi comuni: "Nel judo non conta la forza, ma la capacità di sfruttare le debolezze dell'avversario. Quando ci riesco metto vestiti eleganti, anche se la comodità viene prima di tutto"

MILANO, 17 aprile 2008 - Le sue vendette, Ylenia Scapin se le è prese già da bambina, quando ai maschietti che la sfidavano con spocchia in una disciplina che consideravano roba loro, riservava trattamenti speciali a suon di atterramenti. Eppure il binomio donna e judoka rimane ancora difficile da miscelare nella testa di molti.
Ylenia, a quale età non le hanno più fatto battute sullo sport che ha scelto?

"Vuole scherzare? Mi succede quasi tutti i giorni, con i soliti luoghi comuni sulla donna forzuta che mena gli uomini che le stanno antipatici. La prendo con un sorriso".
Giudizi dettati soprattutto da scarsa conoscenza del judo.

"E' proprio così, il judo non richiede l'applicazione della forza bruta, ma la capacità di penetrare nelle debolezze dell'avversario. Ci sono gesti del mio sport che sono molto femminili, accompagnati come sono dalla grazia e dall’armonia".
Dunque lo consiglia anche alle bambine.

"Certamente, ma le iscrizioni in palestra dimostrano che questa tendenza è già consolidata. Trovo molte persone, uomini e donne indifferentemente, che lo hanno praticato o lo stanno praticando, senza preoccuparsi se esalti la virilità o la femminilità".
I suoi genitori hanno condiviso la scelta?

"Sono stati loro ad indirizzarmi al judo, perché mi consentiva di fare attività fisica anche in inverno. Avevo iniziato con il tennis , poi mi ero buttata sul pattinaggio su ghiaccio, ma non mi piaceva: i piedi gelati sono una sofferenza. Ricordo ancora le maratone in treno di papà Luciano".
Cioè?

"Da junior, quando mi convocavano ai collegiali a Roma, lui prendeva il treno con me da Bolzano al mattino e tornava in cuccetta la notte per potersi presentare al lavoro il giorno dopo".
In quella specie di clausura che sono i raduni al Centro federale, riesce a ritagliarsi uno spazio per
i suoi hobby e per la vita mondana?

"A volte è difficile, ma riesco a conciliare bene allenamenti e vita privata. Molti sono abituati a vedermi con indosso il judogi, ma anche a me piace mettermi elegante e scegliere un bell'abito che esalti il mio essere donna, con un trucco adeguato e i monili giusti".
C’è un vezzo femminile a cui non rinuncia mai?

"Direi di no: sono arrivata a radermi i capelli a zero prima dei Mondiali di Osaka nel 2003 per assecondare un sogno che avevo fatto. Mi piace l’eleganza, ma voglio stare comoda: a un vestito bello ne preferisco uno che mi faccia sentire a mio agio".
Riccardo Crivelli
FONTE: La Gazzetta dello Sport - Italy

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