Oldani alla Ubik: «La poesia ha perso il contatto con la realtà»
Lo scrittore milanese
Lo scrittore milanese
Appuntamento da non perdere con la poesia di qualità oggi alle 18, con lo scrittore milanese Guido Oldani, classe 1947. Alla libreria Ubik di piazza San Fedele a Como presenta il suo nuovo libro Il cielo di lardo (pp. 109, 15 euro) edito da Mursia (nella nuova collana “Argani” diretta da lui stesso), dialogando con il giornalista del “Corriere di Como” Lorenzo Morandotti (ingresso libero). Con questa nuova raccolta Oldani, che ha pubblicato sulle principali riviste letterarie d’Italia - da “Alfabeta” a “Paragone”, da “Poesia” a “Il Belpaese” - si conferma tra i poeti più autorevoli d’Italia, e dotato di rara ironia. Le parole di Oldani, come ha scritto Daniela Marcheschi, creano «cadenze musicali» che esaltano la presenza e allo stesso tempo la distanza dell’ironia e del gioco, nella vasta gamma dei generi, delle forme e degli aspetti fino all’amarezza o al sarcasmo dell’indignazione».
«La poesia di oggi ha perso il contatto con il reale - dice Oldani - ed è un concetto che purtroppo vado ripetendo, inascoltato, da molti anni. E questo è molto grave perché il mondo è diventato schiavo degli oggetti, che si sono moltiplicati a dismisura, fino a soffocarci in una sorta di sepolcro babelico, quando avrebbero dovuto invece servirci». «Insomma - prosegue - per me la realtà è un boomerang che ci schiaccia. Uso una metafora che sarà cara ai comaschi: siamo come bachi da seta, produciamo da soli il bozzolo in cui ci stiamo avvolgendo e ci soffocherà. La mia poesia non è che la descrizione dei modi in cui il baco si strangola».
Un’attitudine “apocalittica” che in Oldani si nutre però soprattutto di letture dell’Antico Testamento, sperimentato fin dalla prima giovinezza grazie all’aiuto della madre. «Oggi la poesia non riesce più a far capire queste urgenze - dice Oldani - e si limita a un bello scrivere, a far letteratura e stile dal fiato corto, in modo un po’ troppo salottiero e autoreferenziale. È come se in piena era copernicana una frotta di elegantoni tolemaici continuasse a credere alle vecchie teorie. Ed è questa mancanza di confronto con il mondo reale, e con i grandi problemi dell’epoca in cui viviamo, che genera, a mio avviso, la clandestinità in cui si muove, e non da oggi, la poesia. Con rarissime eccezioni, ad esempio il mio amico milanese Franco Loi».
«Invece - conclude lo scrittore - io intendo la poesia come “diagnosi” del presente. Mi sento una sorta di paramedico che cerca di curare le piaghe da decubito del mondo che vedo attorno a me, e di cui condividere le sofferenze. In tal senso per me il poeta è una sorta di termometro del mondo».
Un mondo multiforme, “arcimboldesco” per usare un aggettivo caro all’autore che lo canta in versi endecasillabi perfetti in cui mancano parole con la maiuscola, a stabilire anche nel segno che siamo, biblicamente, tutti accomunati dal medesimo destino. Un canto, quello di Guido Oldani, striato di realtà “basse” come il cibo e dotato tra l’altro di una buona dose di ironia, come testimoniano questi versi: «Per non vivere fuori dalla vita, / dicono che una spanna occorre avere, / di pelo, sullo stomaco a infoltire».
Le poesie di Oldani sono state tradotte in spagnolo, tedesco, inglese e svedese. In luglio l’autore rappresenterà l’Italia al “Festival Internacional de Poesía de Medellín”, in Colombia. Oggi alla Ubik di Como saranno anche esposti i dipinti di Michele Cannaò dalla serie “Teste di poeta” (carboni e tempera acrilica su tela). Tra gli autori ritratti dal pittore che dal 2007 dirige con Oldani gli eventi culturali della Permanente di Milano, lo stesso autore del Cielo di lardo e altre due voci della collana “Argani”, il citato Loi ed Ernesto Cardenal, 83enne poeta nicaraguense già ministro della Cultura nel suo Paese.
FONTE (imagem incluída): Il Corriere di Como - Italy
Nenhum comentário:
Postar um comentário